Dismorfia da Snapchat

 
 


Concludiamo con un’altra patologia sorta all’epoca della rivoluzione digitale e che sembra affligga solo la Donna Googlis: è la dismorfia da Snapchat. Potevamo mai immaginare che qualcuno diventasse talmente ossessionato dalla propria immagine modificata sui social fino al punto di ricorrere addirittura alla chirurgia plastica per assomigliarvi? Esistono una quantità incredibile di app che modificano l’aspetto di una persona fino a renderlo perfetto ai propri occhi, eliminando difetti e migliorando i particolari. Il numero di like, commenti e condivisioni determina il gradimento da parte degli altri; il consenso del pubblico che ciascuno si è costruito, l’accettazione di un’immagine costruita ad uso e consumo della rete. Cosa di meglio, a questo punto, che rendere se stessi identici a quell’immagine approvata online? Affari d’oro per i chirurghi plastici e il virtuale che diventa maschera del reale: il volto usato in internet che soppianta quello vero. Prescindiamo da commenti, ma il pensiero corre anche ad ortopedici e fisioterapisti a cui non mancherà il lavoro per i problemi carpali posturali di chi passa la quasi totalità del suo tempo ad una scrivania e in attesa che vengano inseriti nell’elenco delle malattie l’indice da click o il pollice afflitto dalla paralisi di ok.